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Nell'Italia dei primi anni Sessanta le commedie di Mario Monicelli svolgono una vera e propria funzione sociale: fornire alle masse popolari urbanizzate una consapevolezza storica moderna. "La grande guerra", "I compagni" e "L'armata Brancaleone" raccontano una tragicomica "contro-storia" nazionale, nella quale la petite histoire dei protagonisti si intreccia, tra farsa e dramma, con la grande Storia: "Io tratto di argomenti nazionali: la grande guerra, i primi scioperi, il Medioevo sono temi che riguardano la nostra storia. Al tempo stesso le mie storie sono popolari perché i temi nazionali sono visti secondo l'ottica delle classi meno abbienti, riflettono i problemi della povera gente, le loro lotte per la sopravvivenza, la miseria e il ridicolo che si portano dietro". A un anno dalla scomparsa del regista toscano, il volume affronta il complesso rapporto tra cinema e storiografia, rileggendo le commedie monicelliane più popolari: rocambolesche storie di coralità disgraziate, perdenti, plebee, votate comunque al fallimento. Nell'intervista inedita che apre il testo, Monicelli tratteggia la propria concezione della Storia, il conflitto col presente, il suo rapporto con la morte.